Milano vanta un primato, forse non tanto conosciuto ai più: nel campanile di una delle sue chiese è stato installato il primo orologio pubblico al mondo. Volgendo lo sguardo alla destra del Duomo in alto si scorge il campanile della chiesa di San Gottardo in Corte. Nessuna lancetta a vista: i milanesi del Trecento, infatti, si affidavano ai rintocchi della sua campana per scandire le loro giornate. Il sistema d’avanguardia per l’epoca conferma il carattere anticipatore di Milano, che con i suoi orologi ha da sempre dato al tempo un valore speciale.
La Chiesa di San Gottardo in Corte: un tuffo nella storia di Milano
Costruita nel 1336 per volere del signore di Milano Azzone Visconti, la Chiesa fu dedicata a San Gottardo, santo protettore contro i disturbi di cui pare che lo stesso Visconti soffrisse, ovvero i calcoli e la gotta.
Edificata come cappella palatina, si trova proprio alle spalle di Palazzo Reale ed è compresa nel percorso del Grande Museo del Duomo di Milano. La struttura architettonica realizzata su progetto di Francesco Pecorari è costituita da un’aula unica che culmina in un’abside a pianta semi-ottagonale, rimasta invariata dal Trecento nonostante gli interventi di ristrutturazione che hanno interessato la storia della chiesa e che hanno radicalmente modificato l’aspetto esterno e interno.
Il campanile, invece, conserva immutato il suo assetto originario: qua si trova il primo segnatempo pubblico non visibile dall’esterno ma che occupa un posto speciale nella storia di Milano.
La torre campanaria e la misura del tempo
Il campanile della Chiesa di San Gottardo in Corte di Milano preserva intatto il suo fascino trecentesco: basta volgere lo sguardo verso il cielo per ammirare la sua struttura ottagonale in mattoni rossi decorata da eleganti colonne.
Sulla torre campanaria Azzone Visconti fece installare un orologio senza quadrante, o meglio, un meccanismo che azionava i rintocchi di una campana a partire dal tramonto e per le 24 ore successive. Il minuzioso cronista milanese Galvano Fiamma (1283 – 1344) nei suoi scritti raccontò il funzionamento dell’innovativo orologio e il suo impatto. L’orologio ebbe una tale importanza nella vita dei milanesi che il campanile diventò il “Campanile delle ore”, la via accanto prese il nome di “via delle Ore” e l’intera zona “contrada delle Ore”.
Oggi, di certo, possiamo contare su strumenti di misurazione del tempo decisamente più precisi, ma non va dimenticata la portata che l’orologio pubblico ha avuto sulla vita quotidiana del milanese del Trecento: i ritmi di lavoro e tutte le attività della giornata venivano scandite, organizzate e strutturate con un’accuratezza che non si era vista prima.
Anche con al polso l’orologio, quindi, non si può restare immuni al fascino e alla storia dei segnatempo pubblici che, da quel momento in poi, iniziarono ad apparire nelle facciate delle torri campanarie o delle chiese di Milano, a partire dall’orologio del campanile di Sant’Eustorgio, risalente al 1309. Sebbene antecedente a quello della Chiesa di San Gottardo e dotato di quadrante, quest’orologio impattò decisamente meno nella vita dei cittadini perché era muto, ovvero sprovvisto di campana: le vibrazioni dei rintocchi avrebbero compromesso la precisione del delicato meccanismo.
L’antico quadrante in cotto dell’orologio dell’abbazia di Chiaravalle, i due orologi della Chiesa di Sant'Alessandro in Zebedia, di cui uno però è un dipinto, il segnatempo che svetta nella facciata palazzo della Veneranda Fabbrica del Duomo, dietro la cattedrale, o l’orologio ospitato all’interno della Galleria Vittorio Emanuele sono solo alcuni degli esemplari pubblici che si possono ammirare in città.
Un passo indietro nel tempo: l’invenzione dell’orologio
Ma chi ha inventato l’orologio? La risposta meriterebbe un approfondimento con un focus speciale su tipologia di orologio perché la sua storia è più che articolata. In sintesi, l’invenzione dell’orologio, inteso come strumento di misurazione e scansione del tempo, si deve a una serie di scoperte e innovazioni tecnologiche che dalle meridiane degli antichi egizi hanno portato ai nostri sofisticati orologi da polso dalla precisione assoluta.
Nelle rappresentazioni artistiche, dalla pittura al cinema, il significato dell’orologio ha da sempre evocato la fugacità del tempo e la caducità dell’uomo.