PATEK PHILIPPE E PISA OROLOGERIA: STORIA DI UNA GRANDE SINERGIA

PATEK PHILIPPE E PISA OROLOGERIA: STORIA DI UNA GRANDE SINERGIA

In uno spazio dove l'arte e la precisione si fondono, si svela il legame eterno tra Patek Philippe e Pisa Orologeria. Come le lancette che incantano i nostri giorni, le radici di questa grande sinergia affondano nel passato, nei ricordi dei maestri orologiai che hanno intessuto le trame di un legame indissolubile.

Questa storia parla di un'eterna ricerca dell'eccellenza, di un'evoluzione perpetua alla ricerca della perfezione e di un sodalizio eterno, fondato sulla passione, sulla buona ambizione e su una grande autorevolezza.

 

La Maison di Patek Philippe tra eccellenza, qualità  e prestigio

Per numerosi cultori ed elevati collezionisti di Orologeria, il marchio Patek Philippe, grazie alle sue grandi opere di raffinata micro-ingegneria e stile, viene definito senza alcuna esitazione “l’eccellenza”.

 

Di fatto, nel percorso storico dell’Orologeria vi sono pochissime manifatture, ancora attive oggi, che possono vantare un prestigio e una tradizione che ha segnato così profondamente le memorie e i mercati, così come le opere di questa Maison.

 

Nel corso del tempo i clienti di Patek Philippe hanno sempre avuto la piena consapevolezza dell’importanza dell’attesa, prendendo atto che questo privilegio si fonda sul rispetto naturale della qualità: questa ha un significato profondo e, da sempre, rimane forgiata nel codice genetico di questa storica casa Ginevrina.

 

Tale prestigio, frutto di oculate competenze e tradizioni, ha inevitabilmente scatenato nel corso dei secoli, una sorta di specificata adorazione da parte degli specialisti più esigenti e amanti del mondo della “Haute Horlogerie”.

 

Antoni Patek Prawdzic: il risveglio di un'anima creativa oltre le battaglie

 

Ripercorrendo la genesi e l’evoluzione del marchio, viene alla luce una sua rara e grande capacità tecnico imprenditoriale, da cui sono nate innumerevoli e ambite meraviglie meccaniche.

 

Nel 1831 il Polacco Antoni Patek Prawdzic era un ufficiale della brigata di cavalleria delle forze armate polacche. Dopo la fine della rivolta, che i Polacchi tentarono invano, egli venne ferito e congedato dai suoi doveri con onore al merito.

Il vissuto della sua precedente parentesi militare lo segnò al tal punto da convincerlo a non intraprendere mai più lotte militari insensate e a costruire un progetto colto e più costruttivo.

 

Difatti, Antoni Patek esiliò in veste di tipografo verso la Francia, come migliaia di altri Polacchi, e, solo successivamente, si trasferì nel cantone di Ginevra a Versoix, cittadina sulla riva del lago di Lemano.

 

Qui, rimase entusiasmato dallo stile, per lui nuovo, che presentavano il settore orologeria e il commercio fiorente di questa nuova arte. Cominciò, così, ad acquistare movimenti di orologi, per poi procedere all’incassatura da vari fornitori e, infine, proporli e rivenderli all’interno della numerosa comunità polacca esiliata, da cui era visto come una figura eroica, carismatica e molto influente, grazie al suo passato da ufficiale militare.

 

I primi passi della Patek Czapek & Cie: la genesi di un marchio intramontabile

 

Qualche anno più avanti, nel 1839, Patek firmò un accordo con il suo amico e testimone di nozze Francois Czapek, orologiaio Ceco naturalizzato Polacco, dando vita a una piccola ditta volta al commercio di orologi. Questa, nello stesso anno, si ampliò con l’ingresso di un terzo socio di nome Moreau (zio della moglie).

 

In questa coraggiosa impresa, Patek e Moreau investirono l’importante cifra di 8.000 Franchi Svizzeri, mentre Czapek contribuiva con il suo mestiere e competenze da orologiaio.

 

Nasce la Patek Czapek & Cie, dove Patek, date le sue abilità, rappresentava la vera anima commerciale. Mentre, Czapek si occupava della gestione della parte tecnica e di filiera.

 

In questo periodo, Patek modificò gradualmente il proprio nome da Antoni Patek Prawdzic a Antoine Patek. Mentre, quando risiedeva ufficialmente nella Repubblica di Ginevra, si faceva chiamare con il nome più francofono di Antoine Norbert de Patek.

 

 

L’incontro con Jean Adrien Philippe in Francia che cambierà il destino dell'orologeria

 

Dopo alcuni anni, la relazione fra i due soci subì delle incomprensioni: le continue assenze dovute ai viaggi in Polonia e Boemia intrapresi da Czapek crearono delle fratture nel loro sodalizio. Così, nel 1845, scaduti i sei anni di contratto, i due soci decisero, di comune accordo, di non rinnovare la loro collaborazione.

 

A seguito di tale avvenimento Patek sentì, così, il bisogno di esplorare altri mercati per proporre i suoi orologi con un respiro più internazionale.

 

Al tempo, una delle manifestazioni più ambite in Francia era “l’Exposition des produit de l’industrie française" e Patek, da abile commerciale, non si fece sfuggire tale opportunità: intraprendendo un lungo viaggio raggiunse gli Champs Elysées dove, a quel tempo, era allestita l’exposition.

 

Immerso in quella grande manifestazione, Patek venne stupito dalle innumerevoli merci proposte. Iniziò a toccare con mano una nuova realtà e si accorse che poteva avere una potenziale e facoltosa clientela da coltivare. Ma, non solo. Quella manifestazione gli consentì di fare un incontro straordinario: Patek ancora non sapeva che avrebbe cambiato le sorti della sua storia.

 

Durante lo svolgimento della manifestazione, Patek conobbe un orologiaio di nome Jean Adrien Philippe, figlio di un abile orologiaio che si dilettava a costruire orologi anche astronomici.

 

Jean Adrien Philippe, dopo un profondo apprendistato con suo padre, continuò il suo percorso formativo in una cittadina francese, per poi trasferirsi a Londra dove divenne un maestro orologiaio completo e di grande talento. Al suo ritorno in Francia, carico di idee e competenze, riuscì perfino ad aggiudicarsi un finanziamento pubblico per l’apertura di una fabbrica di orologi a Versailles,  al tempo una cosa assai rara, ma che dava prova delle sue ardite competenze.

 

Nel 1845 Jean Adrien Philippe brevettò il sistema di carica e di messa all'ora senza chiave. Questo differiva da quelli già esistenti e progettati in passato da altri orologiai per la risoluzione di alcuni dettagli tecnici, ma soprattutto per la capacità di inserimento di tale complicazione su movimenti per orologi molto più piatti.

 

Patek osservò con curiosità il suo brevetto e, data la sua predisposizione e il suo desiderio nel produrre orologi sempre più piatti ed eleganti, ne riconobbe subito l’enorme potenziale

 

La solida alleanza tra Patek e Philippe dà vita alla Patek, Philippe & Cie

 

Con lo scorrere degli anni, Patek e Philippe svilupparono una magnifica e laboriosa collaborazione e nel 1851 Philippe si guadagnò per diritto il proprio nome accanto a quello di Patek: la ditta fu quindi ribattezzata Patek, Philippe & Cie.

 

Il sodalizio storico fra i due soci era molto saldo e gli affari si svilupparono con una rapidità sorprendente. Così l’azienda nel 1853 si trasferì in affitto in un imponente edificio al “Grand Quai” a Ginevra sulle rive del Rodano.

 

Patek partiva per i suoi continui viaggi volti ad aprire nuovi mercati in America ed Europa, mentre Philippe dirigeva la manifattura con estreme abilità e dedizione.

 

Negli anni 60 del secolo in corso la Patek Philippe & Cie produceva orologi da tasca con complicazioni molto ricercate e di gran pregio, come calendari perpetui e cronografi, il tutto con grandi finiture, incisioni e con virtuoso stile artistico. Questi permisero a Patek e Philippe di costruirsi una grande reputazione tra i più facoltosi e appassionati clienti.

 

Tra contraffazione e difesa dell'autenticità: il trionfo del Punzone di Ginevra e la croce di Calatrava

 

Con il passare del tempo, gli orologi prodotti dalla Maison ottennero numerosi premi, grazie ai quali raggiunsero un livello di grande qualità e precisione. Per questo motivo, alcune aziende svizzere, ma anche di oltreoceano, iniziarono a falsificare il marchio con nomi molto simili, al fine di ritagliarsi una più ampia fetta di mercato.

 

Per dare una risposta concreta alla contraffazione, i legislatori dell’istituto della Repubblica e cantone di Ginevra proposero, in via del tutto eccezionale e facoltativa, un nuovo sistema di controllo a tutela delle fabbriche di orologeria locali ed appartenenti al cantone di Ginevra. Come da nuova regola e norma stabilita, i fabbricanti, dopo aver sottoposto i movimenti prodotti e superato gli standard severi richiesti dagli esaminatori, ricevevano per diritto, lo stemma della città di Ginevra impresso sulla platina del movimento: nacque così nel 1886 il Punzone di Ginevra.

 

Dopo le diatribe legali durate per anni e volte a tutelare il proprio nome, nel 1891, la Maison Patek Philippe & Cie decise di registrare la croce di Calatrava, già simbolo ed emblema medievale dell’ordine cavalleresco spagnolo, come proprio simbolo di riconoscimento.

La maison naviga tra le sfide del tempo: verso una nuova paternità

 

Verso la fine del secolo e alla scomparsa in età avanzata dei due soci, colonne portanti della Patek Philippe & Cie, la maison si presentava strutturata e fiorente e, grazie ai suoi successori, continuò il proprio cammino al servizio degli illustri clienti e dei numerosi mercati aperti.

 

Nei primi decenni del 900 la ditta, raccogliendo consensi e rispettabilità, si preparava ad affrontare una nuova sfida e l’imponente domanda del mercato “Orologio da polso”.

 

Negli anni successivi, la grande industrializzazione americana nella produzione di orologi più economici, i dazi, le tasse di esportazione e, infine, il crollo finanziario della borsa di New York, che dilagò anche oltreoceano con “la Grande depressione”, cambiarono le sorti dell’orologeria svizzera. I fatturati del settore furono inevitabilmente paralizzati  e, di conseguenza, molte manifatture svizzere furono costrette a cessare la propria attività a causa del grave danno subito.

 

La maison Patek Philippe non rimase esente da tali eventi e, con coraggio e rispetto del proprio vissuto, valutò con onestà intellettuale una nuova paternità per la propria società e storica manifattura.

 

L’acquisizione della ditta Stern: verso il successo

 

Furono tante le proposte da parte di valenti e storici concorrenti, ma il Consiglio di Amministrazione valutò attentamente la proposta di acquisizione da parte della ditta Stern Frères, guidata da stimati produttori di quadranti nonché fidati fornitori.

Motivo di tale scelta fu che gli Stern erano capaci, anche in tempo di grande crisi, di un’ottima gestione qualitativa che volgeva a preservare il loro prodotto con regole severe e criteri di altissima qualità.

 

Dopo l’acquisizione, gli Stern diedero prova del loro valore e dell’altissimo livello imprenditoriale: in piena recessione dei mercati, crearono nuove strategie, modelli ed investirono nella ricerca di tecnici molto qualificati e macchinari più moderni e precisi.

 

Tutto ciò permise alla maison di creare un reparto tecnico di altissimo livello che iniziò da subito a progettare nuovi calibri in-house. Così, in pochi anni, grazie ad una proposta di nuovi calibri brevettati, la sfida risultò oculata e vincente, tale da produrre segnatempo da polso di alta orologeria con un design molto ricercato e con ottimi contenuti.

 

La meticolosa attenzione ai dettagli, unita ai singolari traguardi raggiunti grazie ai modelli iconici prodotti sino ai giorni nostri, hanno permesso alla maison Patek Philippe e alla famiglia Stern di raggiungere i vertici nel settore Haute Horlogerie e diventare i fabbricanti di orologi più ricercati ed apprezzati al mondo, come confermato dai risultati nelle attuali aste mondiali.

Pisa e Patek Philippe: un sodalizio storico che resiste all'orizzonte del tempo

Uno dei sodalizi storici più stimati dalla maison Patek Philippe nel mercato italiano è sicuramente quello legato e costruito a Milano con l’Orologeria Pisa.

 

La Patek Philippe è stata tra le ditte più assidue e custodi storiche del Punzone di Ginevra, ma dal 2009 la manifattura si contraddistingue con un nuovo marchio: il Sigillo Patek Philippe.

 

Nel ripercorrere la genesi e le vicende di questo storico negozio traspare la volontà di donne e uomini che nel corso di tre generazioni hanno dato forma con stile ad un gruppo che, oggi, rappresenta in Italia il punto di riferimento per l’alta gioielleria e, in via esclusiva, della più ambita e rara “Haute Horlogerie”.

 

La storia di Divino Pisa: l’origine nel Borgo Gualtieri e i primi passi verso l’orologeria

 

La storia della famiglia Pisa ha origini da un piccolo e storico borgo emiliano “Gualtieri”.

Questo paese vicino a Reggio Emilia, in passato feudo degli Sforza e della famiglia Este di Ferrara, ha ospitato anche un importante marchesato dei Bentivoglio, oltre che essere stato luogo di residenza ed ispirazione del pittore Naïf Antonio Ligabue.

 

Sembra quasi che qui, nell’antica piazza del paese, l’imponente torre civica con l’orologio abbia segnato l’intuizione dei Fratelli Pisa, influenzando con il profondo vissuto artistico e storico del borgo, la loro passione per le arti Orologiere.

 

Il Sig. Ettore Pisa, rigoroso direttore di una importante fabbrica locale di cappelli, fu sindaco di Gualtieri. Divino, primo dei suoi 13 figli, gli mostrava sin da bambino la sua predisposizione per la micromeccanica e in particolare per l’Orologeria, una materia che lo affascinò fin da subito.

 

Così, dopo le svariate richieste, i genitori finirono per seguire la volontà del giovanissimo figlio maggiore, permettendogli di frequentare la sua prima esperienza da “ragazzo di bottega” presso l’ottico e orologiaio del paese. Questo per lui fu il primo approccio al mondo del lavoro, destinato a cambiare la sua vita e il percorso della sua famiglia.

 

Il giovane Divino, con attenzione, seguiva le indicazioni del suo datore di lavoro e mettendosi a banchetto realizzava ciò che più adorava fare: circondarsi di orologi, smontarli e ripararli.

 

Con l’ausilio della sua meticolosa dedizione, alla giovane età di 15 anni, Divino divenne un valente Orologiaio e, proseguendo il suo apprendistato a Parma, riuscì ad affermarsi come ottimo e ricercato Maestro riparatore.

Il trasferimento a Milano e i primi grandi capolavori dei F.lli Pisa

 

Negli anni 30, dopo aver preso coscienza delle sue abilità, Divino decise di misurare il suo mestiere nella vicina Milano, al tempo meta ambita e nevralgica per chi desiderava realizzare le sue arti. Qui iniziò a muovere i primi passi lavorando come Orologiaio e, grazie alle sue competenze, fondò la prima scuola di Orologeria italiana e, poco tempo dopo, il suo tanto desiderato laboratorio di Orologeria Pisa in Corso Porta Romana.

 

Le nuove difficoltà dovute al momento di crisi in provincia, spinsero gli altri fratelli a seguire le orme di Divino, affermandosi così successivamente nel mondo dell’orologeria Milanese.

 

Nel corso degli anni, i Fratelli Pisa diventarono grandi Maestri Orologiai.

Mentre, Divino, l’iniziatore di questa arte Orologiaia consolidata in famiglia, nel 1949, costruì un particolare orologio a “Rosa dei Venti“ per la pasticceria Alemagna in Piazza Duomo e dietro il disegno del famoso architetto Melchiorre Bega. Grazie a questa impresa, oltre che dare prova delle sue grandi abilità, ricevette incommensurabili apprezzamenti del pubblico e del settore tecnico Milanese.

 

La curiosità unita alla grande Maestria accompagnava inevitabilmente Divino verso uno degli stadi più alti e difficoltosi di questa materia, su cui in passato molti geni e illustri Maestri Orologiai hanno tentato di approcciare: il moto perpetuo.

 

Egli costruì un orologio con bilanciere ma senza spirale, sollecitato e spinto dal magnetismo terrestre. Dopo averlo creato si rivolse con affetto ed orgoglio a suo fratello Ugo, dicendogli: “Ugo, finchè la terra girerà questo orologio continuerà a funzionare”.

 

Questo grande capolavoro meccanico, frutto di un’alta e oculata capacità del mestiere, verrà di seguito esposto in via permanente nel Museo della Scienza e Tecnica di Milano e oggi è possibile osservarlo nel Flagship Store di Via Verri.

 

 

Dalla grande sinergia di Osvaldo e Ugo nasce la bottega in Via Verri

 

Osvaldo, uno dei fratelli più piccoli della famiglia Pisa, si approcciava con passione al mestiere e, lavorando a gomito con Divino, riuscì a distinguersi per la sua predisposizione all’ingegno e all’arte.

 

Dopo una lunga formazione e alla tecnica acquisita nel corso degli anni assieme ai suoi fratelli, Maestri di vita e di mestiere, Osvaldo aprì nel 1940 la sua bottega in Via Pietro Verri.

 

La strategica posizione del suo laboratorio, unita al quartiere di alto profilo, gli permisero fin da subito di ricevere le prime visite e richieste di assistenza tecnica da parte di numerosi clienti, i quali, percependo le sue capacità, non esitarono ad affidargli i loro preziosi segnatempo tramandati.

 

Dopo l’importante e quasi inaspettato flusso di lavoro, il Maestro Orologiaio Osvaldo contattò il fratello minore Ugo, invitandolo a collaborare. Ugo non esitò e partecipò con dedizione al mestiere che più amava, allineandosi con le sue competenze verso questa nuova esperienza formativa e, al contempo, finalizzando con suo fratello Osvaldo una grande sinergia che verteva ad un’unica missione: servire la clientela al meglio.

 

Passata la parentesi della guerra, l’orologeria Pisa diventò meta di illustri clienti legati al mondo della cultura, dell’alta finanza e del “Jet set”. Osvaldo seguiva il laboratorio, mentre Ugo era diventato l’anima commerciale, pronto ad accogliere i numerosi clienti con grande carisma e competenza.

 

Nei decenni a seguire, visto il grande flusso di lavoro e la loro grande passione, i Fratelli Pisa sentirono il dovere di proporre alla clientela orologi di grande qualità, diventando così negli anni a seguire, concessionari dei marchi di Orologeria più storici e rinomati.

 

Grazie e Mariastella Pisa tra modernità e vecchio stile: verso una nuova trasformazione

 

Successivamente, le giovanissime Grazia e Maristella Pisa iniziano ad esprimere la volontà di contribuire vivamente nell’azienda, seguendo il papà Ugo nei numerosi viaggi di lavoro in Svizzera e nelle fiere di settore. Così, dopo un’adeguata formazione, diventarono parte integrante dello staff del negozio.

 

Nei primi anni Settanta, alla scomparsa di Ugo e all’età avanzata di Osvaldo, Grazia e Maristella, con determinazione e una spiccata lungimiranza, rilevarono le quote dell’attività.

 

Le due sorelle si preparavano a dirigere l’azienda, fondendo meticolosamente la cultura aziendale tramandata “vecchio stile” con il loro respiro moderno. Grazie all’ausilio di valenti collaboratori, iniziarono a dirigere il lavoro dando vita ad una nuova trasformazione dell’attività.

Il contributo di Fabio Bertini e il nuovo negozio dedicato a Patek Philippe

 

Una presenza storica ed importante nel percorso dell’Orologeria Pisa è sicuramente Fabio Bertini.

 

Il giovanissimo Fabio, nipote di Osvaldo, venne assunto dai F.lli Pisa da “ragazzo di bottega”: egli seguiva le indicazioni di zio Osvaldo nelle più svariate necessità che il laboratorio poteva presentare.

 

Dopo alcuni anni Bertini, nutrendo una fortissima passione per l’Orologeria, divenne esperto dei marchi più importanti presentati in negozio e, data la sua competenza, svolgeva  incarichi sempre più significativi e di responsabilità, diventando una delle colonne e memorie storiche in grado di portare un forte contributo all’azienda.

 

Nel 2008, in occasione dell’apertura del negozio dedicato a Patek Philippe, la Maison realizzò, in via del tutto eccezionale ed esclusivamente per l’Orologeria Pisa, un’edizione limitata di 50 esemplari di uno dei modelli più iconici e storici della manifattura, il Calatrava ref 5296, 25 pcs in oro bianco e 25 pcs in oro rosa.

 

Pisa alla conquista di nuovi orizzonti

 

A conferma della sinergia e del rispetto condiviso fra le due storiche aziende, la Patek Philippe ha progettato e costruito appositamente per Pisa Orologeria anche due rare Pendulette Dôme da tavolo: “pezzi unici” in smalto cloisonné realizzate con motivi che si ispirano ai celebri dipinti di Antonio Ligabue, artista che in passato ha avuto una frequente e amichevole presenza in casa Pisa nella loro storica residenza di Gualtieri.

 

La sensibilità verso la meccanica, l’arte per il bello, unita ad una visione competente, spingono le sorelle Pisa ad investire su nuovi progetti e nuove location dove ospitare i propri clienti, realizzando un progetto di espansione che oggi ci riporta due importanti Flagship Store dedicati ai celebri marchi internazionali di Alta Orologeria.

 

 

Verso il futuro: Chiara Fiorentino tramanda i valori di Pisa alle nuove generazioni

 

A confermare le tre generazioni di talento artigianale, sapiente mestiere e i grandi traguardi professionali, viene nominata amministratore delegato di Pisa Orologeria Chiara Fiorentino, nipote di Ugo Pisa.

 

Chiara, presenza storica del negozio, sin da bambina è affascinata dal mondo dell’Orologeria e dai suoi meccanismi. Inoltre, la sua lunga esperienza nel settore la rendono ricca di ricordi e di profondi valori tramandati capaci di completare un profilo di alto livello che si rivolge al futuro e alle nuove generazioni con l’innovazione e la proverbiale attenzione che ha sempre contraddistinto la sua famiglia.

 

Prova del legame indissolubile tra l’Orologeria Pisa e la maison Patek Philippe è il Laboratorio Patek Philippe a Milano, inaugurato nel 2017: questo costituisce un primo punto di contatto sul territorio della maison Ginevrina in ambito di assistenza tecnica.

 

L’Orologeria Pisa e i suoi collaboratori non hanno mai perso quel rigore e quell’entusiasmo nel mostrare e far indossare ai propri clienti, non solo un segnatempo, ma anche la realizzazione di un desiderio tanto atteso.

 

Tutti i passaggi di questo racconto rendono molto simili i percorsi di queste due storiche aziende, che mirano nel corso del tempo a creare e a tramandare un prodotto e un team di altissimo livello, diventando il punto di riferimento per gli appassionati e cultori della “Haute Horlogerie”.

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